Da quanto tempo sognavo questo viaggio a Praga? Da quanto desideravo una vacanza sola con lui, come un secondo viaggio di nozze? Tutti lo sanno che il secondo viaggio di nozze rappresenta una pietra miliare per tutte le coppie sposate da vent’anni.
Finalmente ecco, mi trovo nel cuore della città immaginata mille volte, mano nella mano con il mio beneamato. Sarà una vacanza romantica, di quelle da ricordare, con tante foto e relative didascalie, raccolte in un album dalla copertina a fiori.
Eccoci quindi al secondo giorno da turisti fai da te, nel centro storico di Praga.
“ Non ci dobbiamo perdere il cambio della guardia al Castello” torno a ripetere per l’ennesima volta.
Lui sbuffa…” lo sai quante volte me l’hai già detto?” poi aggiunge:
“ La visita al Castello, prima o dopo il cambio della guardia? “
“Dopo. Prima non è possibile, abbiamo troppo poco tempo” e gli faccio notare che sono le undici passate. Il cambio della guardia è a mezzogiorno.
“Allora andiamo a pranzo” propone lui che è un grande estimatore del turismo gastronomico.
Io non sono d’accordo, è troppo presto anche per il ristorante…invece opterei per una full immersion in un negozio di souvenir che ho adocchiato da un po’.
Lui non li sopporta, li definisce un’accozzaglia di “chincaglieria inutile” e su questo presupposto, mentre io mi fiondo comunque nel negozio incriminato, il marito mio caro si allontana per la “ricognizione ristorante”.
“Cosa gli costava- penso – assecondarmi per una volta, in questa mia innocente evasione ?”
Mi sento trascurata, sono stizzita. Percentuale romantica al 60%.
Ci ritroviamo, come d’accordo, davanti ai cancelli del Castello poco prima delle dodici. Il cambio della guardia inizia allo scoccare del dodicesimo rintocco e noi, quasi persi nell’orda dei turisti, occhi puntati sulle guardie in questione, assistiamo un po’ immusoniti a tutti i passaggi di un rituale sicuramente coreografico, che non delude le attese.
Senza preavviso lui mi sorride, ma accennando al volume dei miei acquisti, non rinuncia a chiedermi in quante rate dovrò saldare il tutto. Sarcasmo da quattro soldi: non posso fare a meno di passare al contrattacco.
“Ho dovuto dilazionare la somma in novantanove rate, visto che il conto l’avevi già prosciugato tu per l’auto nuova ” sottolineo.
Passo falso. Con l’auto nuova ci siamo venuti a Praga e per tutto il viaggio non ho fatto altro che elogiarne l’impareggiabile confort. Non l’ho ancora pensato che lui l’ha già detto.
Stiamo giocando al ping - pong dell’affondo, a battaglia navale o cosa? Percentuale romantica in caduta libera.
Bello però il ristorantino che ha superato la selezione. Il pranzo in verità rilassa gli animi e soprattutto l’animo assetato del mio amato trova grande conforto in due boccali di birra ceca, taglia extralarge.
Si capisce che chi beve tanta birra alla fine deve fare i conti con la vescica. Usciti dal ristorante, mentre finalmente stiamo avviandoci al Castello, lui si blocca di colpo.
” Aspettami qui, ritorno un attimo dentro e vado in bagno, ci metto un secondo.” E parte a razzo.
Io lo seguo, star ferma ad aspettare mi innervosisce, preferisco accorciare l’attesa. Mi apposto accanto all’uscita del ristorante, come fa il gatto quando aspetta che la talpa esca fuori dal suo piccolo monticello di terra. Passano pochi minuti. Io abbraccio con lo sguardo lo scorcio del Castello là in fondo, le guglie della Cattedrale… ” Praga è davvero bellissima” penso, e sto recuperando alla grande la mia percentuale di romanticismo.
Improvvisamente qualcosa di terribilmente pesante mi colpisce alla testa. La prima sensazione fisica è come se mi fossi caricata in capo uno di quei recipienti pieni d’acqua che portano, con innata eleganza, le donne africane e intanto mi ritrovo barcollante, stordita e incredula: è tutto vero o sono capitata in una delle tante ‘situation comedy’ che fanno sbellicare di risate i non diretti interessati? Non capisco, cosa è stato? Un vaso? Qualcuno mi ha lanciato qualcosa o invece è caduto chissà che da un balcone?
No, è semplicemente l’insegna del ristorante, una di quelle belle insegne di ferro, che tengono inscritti nel loro contorno oche, mucche, galli o qualsivoglia altro animale: ecco, s’è staccata dal muro proprio mentre stazionavo lì sotto e mi ha centrata in pieno.
Sangue ovunque, come avessero scannato il maiale grasso. Io, che sono vestita di bianco, mi trovo a interpretare una scena di grande effetto.
Accorrono alcune persone, o forse sono già angeli, mi fanno coricare sul selciato, parlano spagnolo.
Credo mi stiano chiedendo se sono lì da sola, allora io cerco di far uscire quel tanto di voce utile a oltrepassare la porta del bagno che è situato all’ingresso del ristorante. Uno sforzo enorme, sembra che dalle mie labbra non voglia uscire una sola sillaba, ma dopo qualche minuto (dilatato nello spazio-tempo a dismisura), colui che mi ha lasciata incustodita per un banalissimo bisogno fisiologico, apre la porta della toilette e se posso immaginare quello che ha pensato mentre lo chiamavo, tipo…” porca miseria, cosa mi deve dire proprio ora, questa benedetta donna!”, adesso che mi ha visto, credo che abbia perduto all’ istante la facoltà stessa di connettere.
Al contrario il mio pensiero sta affrontando le montagne russe: forse morirò, così dopo aver pagato anni di contributi non vedrò mai uno straccio di pensione, il mio caro marito sposerà una di Santo Domingo che verrà in casa mia e toglierà dalle pareti tutti i miei quadri per sostituirli con poster pieni di palme al tramonto. Per il letto sono d’accordo. Vi prego comperate un altro letto!
Intanto qualcuno va a chiamare il proprietario del ristorante, lo informano che la sua insegna è appena caduta in testa ad una turista italiana che ora sta mezza tramortita sul selciato.
Il ristoratore risponde che non ha tempo, deve cuocere della carne alla brace, tuttavia non rifiuta dell’acqua. Meglio di niente!
Tra i buoni samaritani che mi stanno attorno c’è chi consiglia al mio povero consorte pietrificato, di scattarmi qualche fotografia, per l’assicurazione s’intende, ed io benché mi trovi sull’orlo dell’aldilà, la vista offuscata dalla miopia ( dove sono finiti gli occhiali? ) nonché dagli ultimi funesti avvenimenti, ebbene io vedo lui che mi sta fotografando.
” Ma cosa fa? - mi chiedo contrariata- mi fotografa? Lo sa che odio essere ripresa, vengo sempre da cani! “
Quando finalmente arriva l’ambulanza non sono ancora morta ed il servizio fotografico grazie al cielo è terminato. Mio marito è accanto a me, mi tiene la mano; gli hanno detto di farmi parlare, non devo assolutamente perdere conoscenza. Lui mi chiede continuamente come mi chiamo e quanti anni ho.
Durante il tragitto per l’ospedale io tengo gli occhi chiusi ed è come se avessi inzuppato la lingua nella colla. Tuttavia non demordo.
“ Ce la faremo domani a visitare il castello?” chiedo. Sono sveglia e vigile, non c’è dubbio.
Non lo sto guardando, ma sento i suoi pensieri… ama di me anche la tenacia, lo so.
Stringo la sua mano e me la porto sul cuore. Percentuale romantica al 100%.
PRAGA ROMANTICA Gennaio 2016