Tratto da "STORIE SEMPLICI" Racconto 'Stagioni di Ieri'
Tutta la combriccola stava appunto tornando verso casa allorché il bambino decise di confidare a Cesco, suo compagno di banco e di giochi, nonché miglior amico, quella cosa nuova che la madre gli aveva annunziato la sera precedente. Per tutta la mattina non aveva pensato ad altro; anche la maestra si era accorta che era sempre distratto ed aveva rimediato subito con una bella tirata d’orecchie intimandogli di prestare maggior attenzione all’ortografia, ma… niente da fare, il pensiero se ne andava in tutt’altra direzione.
La sera precedente dunque, si era appena infilato sotto le coperte ghiacciate con il suo mattone scaldaletto, quando sua madre era entrata stranamente nella camera e, ancor più stranamente, si era seduta sul letto, lì vicino a lui, cosa davvero insolita perché non era donna che si perdeva in moine. Poiché il bambino la guardava con aria interrogativa lei aveva tossicchiato, quasi per schiarirsi la voce, poi tutto d’un fiato aveva pronunciato poche parole… “tra qualche mese in questa casa ci sarà un altro bambino, un fratello o una sorella”… aveva sorriso appena “cerca tu un nome” e sussurrando un impercettibile “buonanotte” aveva lasciato la stanza che custodiva il sonno dell’intera famiglia.
Il bambino era rimasto lì, nel suo lettuccio, a guardare lo spiraglio di quel vago chiarore che filtrava dalla porta socchiusa, mentre veniva colto da una sensazione di incertezza mai provata prima. Avrebbe voluto richiamare sua madre e saperne di più; non si era mai chiesto se avere un fratello o una sorella fosse di per sé una cosa buona, così aveva nascosto la testa sotto il cuscino come per negarsi a eventi che non conosceva.
All’improvviso gli era balenata un’idea in testa; pensò che sarebbe stato bello portare questo fratello nella sua casetta di neve e stare lì, insieme, facendo finta di doversi difendere dai lupi o peggio da un orso… “lo dovrò proteggere io dai pericoli…” pensò. Questa riflessione lo fece sentire importante, tirò fuori la testa da sotto il cuscino e voltandosi verso il buio si addormentò.
“Ha detto mia madre che avrò un fratello o una sorella” confidò il bambino al suo migliore amico. Cesco non parve particolarmente colpito dalla notizia, fece spallucce e osservò… “Io ce l’ho già” infatti contava sia un fratello che una sorella più grandi di lui.
“ Lo so. E com’è, sei contento?” domandò il bambino con una certa trepidazione.
“Bho! A volte sì, quando giochiamo insieme…” Si espresse Cesco in modo laconico.
“Io porterò mio fratello nella mia casa di neve…” asserì il bambino, quasi parlando a se stesso.
“Una casa di neve? Quale casa di neve?” L’amico sembrava molto più interessato a quell’argomento che non al discorso del fratello.
“Quella che ho costruito ieri sul mio terrazzino” e compiaciuto di aver suscitato tanta attenzione, il bambino raccontò per filo e per segno tutte le fasi di realizzazione del suo progetto.
“Posso venire a vederla?” fu la domanda, peraltro attesa con implicita risposta affermativa. Altrimenti per quale motivo avrebbe scavato uno spazio per due, ancora prima di sapere che avrebbe avuto un fratello? Il bambino da subito si era infatti convinto che il nuovo venuto sarebbe stato un fratello; non pensò mai a una sorellina, non se la immaginava, mentre riusciva ad immaginare benissimo un fratello che, chissà perché, nella sua mente prendeva le sembianze di Cesco.
Durante quel lungo, inclemente inverno, il bambino costruì per il fratello in arrivo una barchetta di legno con la vela, che avrebbe navigato sull’acqua dei lavatoi ed anche una fionda. La madre lo guardava trafficare con chiodi, martello, spaghi e legnetti e lo lasciava fare perché riteneva giusto che quel figlio desse sfogo al suo ingegno, ma quando vide la fionda a fatica trattenne una risata; al contrario con una dolcezza di cui si stupì per prima, cercò di fargli capire che quello non era un giochino adatto ad un neonato. La risposta era scontata… “Io gliela darò lo stesso”, disse infatti il bambino, poi prese barchetta e fionda e li ripose nella cassapanca che stava sotto la finestra della cucina e che lui utilizzava come contenitore di tutte le sue cose.